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Negli anni ’70, l’Australia ha vissuto un’epoca di grande fermento automobilistico, caratterizzata da un acceso dibattito sulle supercar. La controversia, nota come “Supercar Scare”, non è emersa improvvisamente, ma ha radici profonde che risalgono al 1967. All’epoca, le auto ad alte prestazioni, come la Ford XR GT, iniziarono a suscitare preoccupazioni tra i governi e il pubblico. Il clamore culminò in un articolo di Evan Green nel luglio del 1972, che mise in luce la vendita di modelli esclusivi al grande pubblico, scatenando reazioni che avrebbero segnato un’intera generazione di automobilisti e appassionati.
Il contesto storico delle supercar in Australia
Nel 1967, la Ford XR GT era già sulla bocca di tutti. Le preoccupazioni per la sicurezza stradale erano in aumento e i giornali australiani iniziarono a riportare articoli che mettevano in guardia contro le auto ad alte prestazioni. Un articolo del Sydney Morning Herald annunciava che una Falcon avrebbe raggiunto velocità vertiginose, mentre il tasso di mortalità sulle strade australiane continuava a crescere. La tensione era palpabile. Non sorprende quindi che l’annuncio del Ford GTHO Phase I nel 1969 abbia sollevato ulteriori polemiche. Il Ministro dei Trasporti del Nuovo Galles del Sud, all’inaugurazione di una conferenza, accusò l’industria automobilistica di promuovere “l’irresponsabilità della velocità”.
La reazione del governo e della stampa
L’articolo di Green del 1972 non fece altro che amplificare queste preoccupazioni. Le sue affermazioni sulle supercar furono accolte con indignazione e preoccupazione da parte dei funzionari governativi. Il ministro dei Trasporti, Milton Morris, definì le supercar come “proiettili su ruote”. La stampa non tardò a rispondere, con articoli che mettevano in discussione la sicurezza di tali veicoli. La combinazione di velocità e potenza stava diventando una ricetta per il disastro, e i governi iniziarono a pensare a misure drastiche per limitare la produzione e la vendita di questi modelli.
Le supercar in pista: la Bathurst 500
Nonostante le polemiche, le supercar continuarono a dominare le piste australiane. La Bathurst 500, una delle gare più iconiche, divenne il palcoscenico ideale per testare le prestazioni di queste macchine. Nel 1972, la Holden Dealer Team, guidata da Harry Firth, portò in pista la Torana V8, un modello che prometteva prestazioni eccezionali. Durante una gara di prova, il pilota Colin Bond raggiunse la straordinaria velocità di 273 km/h. La competizione era agguerrita e l’adrenalina scorreva a fiumi, ma le preoccupazioni per la sicurezza non si placavano.
Il declino delle supercar e il futuro della motorizzazione
Con il passare del tempo, le pressioni governative e le crescenti preoccupazioni pubbliche portarono a un cambiamento radicale nel panorama automobilistico australiano. Nel 1973, la Confederazione Australiana di Motorsport annunciò l’eliminazione della categoria delle auto da produzione in serie, aprendo la strada a nuove norme. Le case automobilistiche, costrette a rivedere le loro strategie, iniziarono a ritirare i modelli di supercar dal mercato. Ford e Chrysler, in particolare, decisero di abbandonare la produzione di veicoli ad alte prestazioni, mentre Holden continuò a sviluppare modelli più sicuri e adatti al pubblico.
Un’eredità controversa
Oggi, le supercar australiane degli anni ’70 sono oggetto di culto. Appassionati e collezionisti si affannano a trovare modelli originali, mentre le storie di queste auto continuano a circolare tra gli appassionati di motori. La controversia che le circondava ha lasciato un segno indelebile nella cultura automobilistica del paese. Personalmente, ricordo quando, da bambino, guardavo le corse di Bathurst in televisione, affascinato da queste macchine che sfrecciavano a velocità incredibili. Era un’epoca di grande passione e, sebbene le supercar siano state ritirate, il loro fascino non è mai svanito.