La pelletteria italiana: un settore in attesa di rinascita

Il settore della pelletteria italiana è in attesa di una ripresa: scopri le sfide e le strategie.

Immagina un mondo in cui la pelletteria italiana, simbolo di lusso e qualità, sta vivendo un momento di riflessione e attesa. Questo è il quadro delineato da Claudia Sequi, presidente di Assopelletteri, durante gli Stati generali della pelletteria italiana 2025 a Firenze. Con una produzione che genera annualmente 12 miliardi di euro e rappresenta oltre il 47% del fatturato europeo del settore, la pelletteria non può permettersi di perdere la sua leadership. Ma quali sono i segnali che ci indicano un possibile rimbalzo? E cosa è necessario affinché questo avvenga?

Un settore che sfida le avversità

Nei primi mesi del 2025, il comparto della pelletteria ha mostrato segnali di stagnazione. Sequi ha affermato che, sebbene siano attesi miglioramenti, “grandi segnali di rimbalzo positivi non ne abbiamo”. Tuttavia, le aspettative sembrano più ottimistiche per la seconda metà del 2025, con il 32% degli operatori che prevede un recupero entro la fine dell’anno e il 50% che guarda al 2026 come anno di rinascita. Ma perché questa cautela? Le piccole e medie imprese, fulcro dell’industria, si trovano a fronteggiare sfide significative, tra cui l’aumento dei costi e la carenza di manodopera specializzata. È un momento cruciale, che ricorda a molti di noi quando, durante i periodi di crisi, ci si ritrova a rivalutare le proprie strategie. Eppure, c’è una luce in fondo al tunnel.

Le radici della crisi: un contesto complesso

Lo studio presentato durante l’evento ha messo in evidenza un calo del 9% nel saldo commerciale della pelletteria italiana nel 2024, nonostante l’alta redditività. Questo è un chiaro segnale che la competitività del settore sta diminuendo. Le tensioni geopolitiche, la pressione fiscale e la necessità di una maggiore innovazione tecnologica sono solo alcune delle sfide che il comparto deve affrontare. Ricordo quando parlavamo di come la globalizzazione avesse aperto porte immense, ma ora sembra che stiamo combattendo per mantenerle aperte. È fondamentale che l’industria della pelletteria si adatti a questi cambiamenti, trovando un equilibrio tra tradizione e innovazione.

Strategie per il futuro: un piano d’azione

In risposta alle criticità, il report di Teha-Ambrosetti ha delineato un’agenda concreta per il rafforzamento del settore. Le proposte spaziano da incentivi fiscali per le PMI a una distribuzione più equa del valore lungo la filiera. Si parla anche di sostenere l’internazionalizzazione e l’innovazione tecnologica, essenziali per aumentare produttività e tracciabilità. Un punto che mi ha colpito particolarmente è stato l’invito a creare uno storytelling finanziario che valorizzi l’artigianato italiano. Insomma, non basta avere un prodotto eccellente; bisogna anche saperlo raccontare al mondo. Come spesso si dice, “la forma è sostanza” e nel nostro caso, la comunicazione è fondamentale per attrarre investimenti e riconoscere la genuinità delle nostre produzioni.

Il ruolo delle istituzioni e il futuro del settore

Le parole del Ministro delle Imprese, Adolfo Urso, e del vicepremier Antonio Tajani hanno confermato l’importanza strategica della pelletteria per l’economia italiana. Ma le parole non bastano; è necessario un impegno reale per accompagnare la crescita strutturale del sistema moda. Gli esperti chiedono a gran voce di includere il comparto moda-accessori nei piani industriali nazionali. A mio avviso, è un passo fondamentale per garantire che il settore non solo sopravviva, ma prosperi. Se ci pensiamo, la pelletteria non è solo un settore economico, è parte della nostra cultura e della nostra identità. E perderne il controllo sarebbe, nel vero senso della parola, una sconfitta.

In un contesto globale sempre più competitivo, la pelletteria italiana ha l’opportunità di dimostrare la sua resilienza. Con una redditività superiore alla media manifatturiera, è un asset strategico per attrarre investimenti e capitali esteri. È tempo di agire, di innovare e di comunicare il valore delle nostre tradizioni. In fondo, come si suol dire, “la speranza è l’ultima a morire” e per la pelletteria italiana, quella speranza è più viva che mai.

Scritto da AiAdhubMedia

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