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Una tempesta in arrivo per l’industria della moda
Le prospettive per il settore dell’abbigliamento e della vendita al dettaglio si presentano sempre più incerte, soprattutto a causa dell’imposizione dei dazi da parte dell’amministrazione Trump. Secondo le ultime previsioni di Moody’s Investor Service, l’industria globale del fashion e del retail subirà una flessione negativa, con un calo previsto della spesa al consumo e degli utili, che potrebbe superare il 10% nella seconda metà dell’anno e all’inizio del 2026. Questo scenario desolante si fa ancora più critico se si esclude il canale online, dove la contrazione si attesta attorno al 5%.
Le conseguenze dei dazi sui consumatori e le aziende
Moody’s ha dichiarato di aver modificato il proprio outlook da stabile a negativo, evidenziando come i dazi a tappeto imposti dagli Stati Uniti possano danneggiare la redditività delle aziende di moda e retail. Aumenteranno inevitabilmente i prezzi per i consumatori, creando un circolo vizioso che colpirà in modo particolare le famiglie a medio e basso reddito. Il rapporto mette in luce come l’alloggio e i trasporti assorbano la maggior parte del budget, lasciando sempre meno spazio per la spesa in abbigliamento e accessori.
Il futuro dei grandi magazzini e dei rivenditori
Nel contesto delle catene di department stores, si prevede un calo dell’Ebit rettificato di oltre il 10% nel 2025, con Kohl’s e Saks Group che emergono come i più vulnerabili a questa evoluzione. Queste aziende stanno cercando di rispondere a un mercato in crisi, con strategie che includono l’integrazione con Neiman Marcus e collaborazioni con Amazon, ma la sfida rimane ardua. I giganti del discount come Walmart e Target, d’altra parte, sembrano avere un vantaggio grazie a dimensioni maggiori e una migliore capacità di negoziazione con i fornitori.
Le differenze tra i vari segmenti di mercato
Una nota positiva arriva dai negozi off-price come Tjx Cos., Ross Stores e Burlington Coat Factory Warehouse, con Moody’s che prevede un incremento dell’Ebit compreso tra il 2% e il 3% quest’anno. La loro flessibilità nelle catene di fornitura e l’orientamento al mercato interno consentono loro di attrarre consumatori in cerca di prezzi più accessibili. In Europa, tuttavia, la situazione è meno rosea: la crescita dell’Ebit per i rivenditori europei rallenterà, con un incremento previsto a una sola cifra, ben lontano dal +6% dell’anno precedente.
Le aziende della moda a rischio
Analizzando il panorama del fashion, Morgan Stanley ha identificato le aziende a maggior rischio in caso di recessione. Lululemon, Levi Strauss & Co. e Pvh Corp. sono tra quelle che potrebbero subire i maggiori danni, mentre Macy’s Inc., Kohl’s Corp. e Bath & Body Works sono considerate le più vulnerabili. Stando a quanto emerso in ricerche precedenti, la spesa per abbigliamento e calzature negli Stati Uniti tende a calare prima e con maggiore intensità rispetto ad altri settori durante le recessioni, rendendo il futuro incerto per molte di queste aziende.